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lunedì 23 febbraio 2015

I baci al cocco e latte condensato di ARC ovvero come essermi innamorata di mio figlio.




Lo sanno tutti: sono innamorata di mio figlio.
Lo sono dal primo momento che l'ho desiderato, 
dalla prima ricerca del perchè tardava ad arrivare.
Lo sono dopo le lacrime per i fallimenti,
l'ostinazione per continuare a tentare.
Poi è arrivato con quello sguardo diretto,
quella tenerezza che mi ha conquistata.
Mi ha cambiato il mondo ed il battito del cuore.
Si merita una dichiarazione di amore, 
con un dolce piccolo 
che mi ricorda la dolcezza del suo Amore.




L'occasione per dimostrarglielo me l'ha data ancora una volta  MTChallenge con una gara incentrata sul cioccolato che, tra le altre cose, è una passione di mio figlio.

Annarita del Bosco di alici ha proposto i baci per MTChallenge.
Arc è ancora in quell'età dove si cercano coccole e baci da mamma... e mamma risponde, perchè di baci non ce n'è mai abbastanza.



Mi sembrava giusto dedicargliene una versione con il cocco (altra sua passione) e con un biglietto ad hoc.




Quindi ecco a voi:




Procedimento



In una terrina mescolare con un cucchiaio cocco, cacao e latte condensato.




Formare delle palline e inserire una mandorla in cima ad ognuna di esse.



Sciogliere a bagnomaria i tre quarti del cioccolato tritato continuando a mescolare. Quando avrà raggiunto la temperatura di 50°C, aggiungere il rimanente cioccolato grattugiato e farlo sciogliere mescolando         velocemente, portando la temperatura a 25°C. Riscaldare nuovamente 
            a bagnomaria sino a portarlo a 31°C.

Con l'aiuto di una forchetta intingere i dolcetti nel cioccolato e lasciarli asciugare adagiandoli su di un vassoio ricoperto di carta da forno.


Con questa ricetta partecipo alla sfida n. 45 di MTChallenge.

domenica 22 febbraio 2015

I BACI DI MENEGHIN E CECCA PER #MTCHALLENGE 45


Io ed il Martirio ...... e MTChallenge.
Avete presente Carlo ed Alice delle famose strisce di Reg Smythe (nelle strisce originali Andy e Florrie)? 
Più passano gli anni e più, io ed il Martirio, tendiamo ad assomigliare a questa coppia.
Ovviamente con tanto di mattarello e bottigliette di birra gentilmente offerte dalla mia spettanza mensile.
Il biliardo no, quello è un pezzo che il Martirio non lo pratica. Da quando il mitico gruppetto di emulatori di Paul Newman, si è smembrato per i soliti impegni famigliari, di lavoro, di vita che cambia.
Pensare che gli avevo pure regalato la stecca quella *professional* con tanto di custodia, quella che mi era costata una delle più grosse figure di M della mia vita.
Uno dei primi anni di matrimonio, visto che il consorte amava far *correre le palle* (nel senso del biliardo), avevo pensato di regalargli per Natale, la stecca seria. 
Sul percorso di ritorno dall'ufficio, passavo davanti al negozio HERMELIN, dove si intravvedevano in vetrina dei bellissimi tavoli da biliardo, con tanto di stecche in esposizione nelle rastrelliere.
Lo sbirciavo tutte le sere dal finestrino della filovia e poi mi sono convinta: una sera sono scesa prima della mia fermata e sono entrata.
Ad accogliermi un tipetto tutto impettito con tanto di gilet che gli conferiva un'immagine da giocatore provetto (secondo lui, secondo me di uno che aveva dimenticato la giacca al bar). 
Sorridente mi chiese cosa desiderassi ed io, candida, risposi:
- Una stecca per il biliardo.
Con uno sguardo e sorrisetto che mi parve sarcastico pose ancora una domanda:
- Di che tipo?
A quel punto, sentendomi presa in giro, risposi convinta e pure quasi offesa:
- Quel tavolo con le sponde...il tappeto verde...le palle colorate che girano....
Sempre più perplesso il tipo, mantenendo a fatica il controllo, parlandomi lentamente, come si fa con gli stranieri (o agli interdetti), mi spiegò:
- Vede, signora, di biliardi ce ne sono di due tipi, quello all'Italiana ed il biliardo Americano. Cambia il tipo di stecca da utilizzare. Insomma: suo marito gioca solo con le palle o pure con i birilli?
Rossa paonazza (allora mi succedeva ancora!) mi resi conto di avere fatto la figura della solita cretina e balbettai:
- Mi sembra ci siano i birilli..... e poche palle.
Per farla breve, credo che il tipo si stia rotolando dalle risate ancora ora che la stecca, oramai, langue nella sua custodia sul fondo di un armadio.

Dicevo: io ed il Martirio, con gli anni, tendiamo ad assomigliare a questa coppia di litigiosi coniugi che, pur brontolandosi dietro, resistono e rimangono uniti, perchè in fondo a tenerli uniti c'è un amore vero.
Questa somiglianza poi si intensifica quando si parla di MTChallenge visto che il Martirio ha sempre da brontolare che per un mese si mangia sempre la stessa cosa...
Questo mese però non lo ha fatto, anche perchè ho rischiato di non riuscire a partecipare. 
Ospedali, pensieri, impegni scolastici e lavorativi mi hanno ridotto uno straccio e non ho quasi avuto il tempo per fare la spesa o la lavatrice, o solo leggere un libro.

Ma il tarlo dei *baci* proposti da Annarita del Bosco di alici come 45sima sfida di MTChallenge, mi rotolavano nel cervello ma avevo due grossi problemi: il tempo che non riuscivo a trovare e... mi mancava il marmo per temperare il cioccolato.


Poi, leggendo più attentamente le istruzioni date da Annarita, ho capito che per la copertura di cioccolato si poteva anche fare un *Temperaggio per inseminazione*.

Ho deciso di provarci anch'io a fare i miei *baci di Carlo ed Alice* anzi, visto che siamo Milanesi DOCG, che sono riuscita a farli di Sabato Grasso (quello del carnevale Ambrosiano, s'intende!) e che avevo ancora un pezzetto di panettone fatto biscottare in forno...


ecco a voi i miei

I BACI DI MENEGHIN E CECCA con ripieno cremoso di panettone e uva fragola alcolica 
(ndr Meneghin e Cecca sono le due maschere Milanesi - marito e moglie borbottoni) 

Procedimento:



Far indurire in freezer gli acini di uva fragola sotto Ratafià.




Tritare il panettone biscottato assieme alla robiola ed al Grand Marnier.



Formare delle piccole palline da circa 20 g l'una.



Inserire alla cima della pallina l'acino d'uva fragola congelato.



Mettere in freezer le palline di ripieno mentre si prepara il cioccolato per il rivestimento.


Sciogliere a bagnomaria i tre quarti del cioccolato tritato continuando a mescolare. Quando avrà raggiunto la temperatura di 45°C, aggiungere il rimanente cioccolato grattugiato e farlo sciogliere mescolando 
           velocemente, portando la temperatura a 25°C. Riscaldare nuovamente 
           a bagnomaria sino a portarlo a 30°C.


Togliere dal freezer le palline di ripieno e rivestirle immergendole nel cioccolato aiutandovi con una forchetta. 


Far asciugare i cioccolatini su un vassoio ricoperto da carta da forno.



ed ho pure pensato al bigliettino per il mio Martirio brontolone:


Con questa ricetta partecipo alla sfida n. 45 di MTChallenge.



mercoledì 18 febbraio 2015

LIQUORE DI CEDRO E MIRTO PERCHE' LA VITA E' UNA CORSA IN DISCESA.




Certe giornate finiscono all'alba. 
Mentre il sonno mai arrivato si pesa sulle palpebre.
Mentre le lettere cominciano a sdoppiarsi sullo schermo
e le foto
a sgranarsi lentamente.
Certe notti sono solo il proseguir del giorno
con i pensieri che non si fermano
come in una corsa giù per la discesa,
quando eri bambina e restavi senza fiato nella corsa.
Solo che ora non sei più bambina
e davanti non c'è un prato in discesa.
C'è solo la discesa e non riesci ancora a veder la fine.
Ma corri.
Sempre.
E schivi gli inciampi,
sposti gli ostacoli,
eviti le spinte.
E vai avanti, come per inerzia.
Cerchi di scrollarti dalle spalle 
il peso
di chi ti carica di responsabilità che non ti competono,
perchè è più facile far fare agli altri che far da se.

venerdì 13 febbraio 2015

La mia prima volta a #IdentitàGolose per una giornata tra grandi Chef ovvero come Davide Scabin conquista la casalinga.











Da quando ho aperto questo mio piccolo spazio nel mondo dei Food Blogger, ho cominciato anche ad avere la curiosità e la voglia di conoscere sia le aziende sia chi con il cibo ci lavora; e per lavorare intendo lavorare davvero, studiando la provenienza dei prodotti, la loro particolarità, sperimentando vari metodi per trattarli al meglio.
Questa curiosità mi porta spesso a chiedere dettagli a produttori locali, ad intervistare (Martirio sostiene tampinare...) chef di ristoranti che mi han conquistata con qualche ricetta.
Lunedì scorso, per poche ore, mi sono invece trovata al centro di una kermesse molto importante quale Identità Golose 2015 che, per me, equivale ad un parco divertimenti pieno di attrazioni.
Undicesima edizione e tante sfide da raccogliere e materiale per approfondire.
Dall'omaggio alla Regione Veneto, all'innovazione estrema di Chef Italiani ed internazionali, dalla pasta trattata da personaggi come Davide Scabin o Massimo Bottura che lavorano questo ingrediente che è la nostra bandiera con tecniche e proposte nuove e sfidanti.

martedì 10 febbraio 2015

Panissa Vercellese a modo mio e gli acquisti in cascina.



Per arrivare alla *Casetta Gialla* attraversiamo le risaie del vercellese.
Distese che nel caldo di luglio hanno un colore bellissimo e nel crepuscolo si riempiono di uccelli che frugano nel terreno alla ricerca di rane ed insetti.
A volte ci fermiamo in qualche trattoria tipica dove si gustano pietanze semplici con i prodotti del luogo.
Nel nostro viaggio per raggiungere il nostro piccolo rifugio nascosto tra il verde dei boschi di castagno, ci fermiamo spesso a far acquisti in cascina.
Sulla strada ci sono innumerevoli aziende che espongono le indicazioni *vendita riso nostra produzione*.
Mi fermo quando posso: vuoi per un sacchetto di riso Carnaroli, vuoi per un sacco di riso SantAndrea. 
Poi, oltre al riso, nella zona si coltivano un tipo di fagioli borlotti (di Saluggia) che hanno una buonissima resa ed un sacchetto di quelli finisce spesso nella sporta assieme a farina di riso e, a volte ad un sacchetto di riso rosso o nero integrali.
Tutte le volte che ci fermiamo il Martirio inizia un suo speciale *rosario* che si allunga ogni volta di qualche Santo, visto che ho scoperto una cascina che ha anche allevamento di pollame e conigli.
L'ultima volta mi ha persino seguito all'interno dello spaccio con un cipiglio da far paura e un *marcamento a uomo* che nemmeno Baresi dei bei tempi....
Mentre io, con fare furtivo inserivo nella sporta un sacco di riso, uno di fagioli, della farina di mais e delle uova (le galline della mia solita spacciatrice erano entrate in *sciopero*) sempre seguita dallo sguardo severo e vigile del Martirio, mi accordo che di colpo l'ho *perso*.
Credetemi perdersi in quello spaccio NON è possibile, visto che consta in una stanza non molto grande con scaffalature metalliche (di quelle per il vino in cantina, per intenderci) e che in un colpo d'occhio hai visionato tutta la produzione.
Lo scorgo dietro le scaffalature mentre ammira estasiato una filza di salamini e i famosi salamini nel grasso (detti salamini d'la duja) che gli ho sempre sfilato di mano nei negozi locali (per evitare di trovarmi troppo presto in pandan con il mio cognome).
A questo punto, mentre era distratto, ho provveduto a comprar anche un bel pollo ruspante, rimpiangendo di non avere un congelatore sufficientemente capiente per aggiungerci anche coniglio, anatra, e magari una mezza oca.

Ho chiesto poi al titolare come faceva la famosa *panissa vercellese* un piatto di riso (molto) all'onda con il suddetto salamino e, qualche sera fa, con una nevicata in corso che aveva bisogno di caldo e di casa, ecco che mi ci sono cimentata in una versione *a memoria* che è piaciuta tanto a tutti e tre, anche se inizialmente ha suscitato rumorosissime proteste da parte del proprietario del salamino che pensava (lui tapino) di gustarselo *in purezza*.
Dalle foto infatti noterete mancare sia il grasso sia la prima parte del salume ma.... sono arrivata in tempo!!!!



In tempo per la mia

PANISSA VERCELLESE .... a memoria.





mercoledì 4 febbraio 2015

Marmellata di cedro perchè nella mia cucina non si butta nulla.



Complice un nuovo esperimento altamente alcolico con dei bellissimi cedri di provenienza siciliana, mi sono ritrovata con tre frutti *denudati* delle loro scorze profumate.
Di buttarli non se ne parlava, quindi, pensa che ti ripensa, ho tentato una marmellata nuova, che potesse valorizzare anche quel poco di polpa che questo frutto generoso mi aveva regalato.
Privato quindi il frutto di tutta quella parte (tanta!) di scorza bianca che avrebbe reso amara la preparazione, ho messo tutto in pentola e, con l'aggiunta di zucchero e pazienza, ho provato a ricavarne una marmellata che esaltasse il sapore ed il profumo. 




Qualche parte di scorza grattugiata per ricordarne l'aroma ha fatto il resto e quindi, pur con poca resa, mi sono ritrovata un barattolo che profuma di sole.
Non ho ancora deciso se consumarlo in purezza o se farne dei dolci profumati per le merende di Arc (cosa che lui apprezzerebbe sicuramente!).




Nell'attesa di decidermi vi indico dosi e procedimento.

MARMELLATA DI CEDRO




Prestare attenzione a togliere tutta la parte bianca altrimenti la marmellata prenderà un sapore amaro.

Lasciare raffreddare bene prima di riporre ed accertarsi che la capsula abbia creato il vuoto. 

Una volta aperto il barattolo conservare in frigorifero.

domenica 1 febbraio 2015

Ossobuco alla Milanese per far contento il Martirio....e le mie origini Milanesi.

Glielo dovevo. 
Tre settimane di canederli a Lui, che è carnivoro e (soprattutto) metodico, han messo a dura prova il suo livello di sopportazione.
Tutto questo anche se ha mangiato diligentemente i canederli, ha sopportato anche il tempo *perso* in fotografie, la luce accesa fino a tardi per scrivere i post per un *contest*.
Poi ci sono state le nottate perse per far i vari esperimenti con il pane con il lievito madre.
Tempi di lievitazione che mi han costretta ad accendere il forno alle 3 del mattino per non *predere l'attimo* di una lievitazione lenta che ancora non avevo previsto.
Quindi, questo fine settimana, ho comprato l'ossobuco ed ho fatto felice il Martirio.