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domenica 27 aprile 2014

Maria e Peppino e la minestra di guerra.




Peppino pedala adagio, non ha quasi più forza.
La strada per Miradolo è lunga, quasi 50 chilometri. Menomale che ha trovato un passaggio.
La bicicletta gettata su un camion pieno di rottami di ferro, lui schiacciato sul sedile pieno di pacchi. Un viaggio senza parole con un silenzio sospeso per il terrore di sentir suonar ancora le sirene. 
Le sirene. 
Maledetti!
Due giorni interi, hanno suonato, poi le bombe.
Era a Miradolo con Maria e la bambina e li ha sentiti passare. Dritti su Porta Genova, la stazione davanti a casa sua.
Il giorno dopo ha preso la corriera, ha fatto un pezzo a piedi, che a Milano era un delirio girarsi, e a piedi è arrivato alla Stazione di Porta Genova.
Fumo, polvere, detriti in una giornata di metà Agosto del 1943,  greve come il due Novembre
La sua casa, davanti alla porta della stazione, al due di Corso di Porta Genova, non c'era più. 
Bruciata.
Macerie confuse con quelle della stazione.
Ha dovuto aspettare qualche giorno prima di avvicinarsi e lo ha fatto quasi di nascosto perchè le guardie tenevano lontana la gente.
Ha vagato inebetito, tra la polvere leggera che si posava pesante sul cuore, nel vano tentativo di riconoscere e recuperare qualcosa, qualcosa della sua vita, dei suoi ricordi.
Con lui altri inquilini del palazzo che nemmeno parlano mentre come fantasmi si spostano tra le polveri.
Poi la consapevolezza: finito.
Sparito tutto. 
Tutto quello che era rimasto in casa dopo essere sfollati con Maria e Virginia a Miradolo, in cascina.
Portati via i mobili più belli e messi in granaio ma il letto, l'armadio, le cose *inutili* lasciate a casa ed ora schiantate sotto le macerie.
Menomale che la torrefazione è restata in piedi. Ci ha dormito le scorse notti, su due scrivanie unite, la testa appoggiata ai sacchi vuoti del caffè. Non lo sa ancora Peppino, ma quella sarà la loro casa per i prossimi due anni.
Di giorno: ufficio, magazzino, torrefazione; di notte: tre reti aperte in fondo all'ufficio e la camera da letto sarà pronta.
Un fornello elettrico e la stufa a legna per l'inverno.
Si era girato ancora Peppino, a frugare con lo sguardo tra i ricordi...
Lì, sotto dei sassi spunta qualcosa di famigliare. 
Un pezzo di bronzo. 
Ha un angolo storto ma la piastra è salva. E' la lastra di bronzo con la Sacra Famiglia che era sul loro letto. La cornice bruciata ma il volto di Maria, di Giuseppe e del Bambinello sono lì, impolverati come a chiamarlo.
Così si era allontanato da Milano.
Tornava da Maria, scendendo a Lodi dal camion. Un cenno al guidatore, e pedalando piano, verso la cascina dove Maria e Ginia lo aspettano.
Stretta con una cinghia improvvisata, sulle spalle, la piastra con la Sacra Famiglia. Il peso di una vita. Quello che rimane.
Negli occhi di Maria una domanda, muta. Non aspetta risposta Maria, si stringe il grembiule e gli intima:
*Lavati le mani. Oggi c'è minestra, con le rigaglie di pollo ... e le zampe*

Quella targa di bronzo con la Sacra Famiglia, è stato l'ultimo regalo dei miei nonni quando gli dissi che avevo trovato casa e mi sposavo.
Non mi videro salire all'altare perchè se ne andarono quasi assieme un anno prima.
Dal mio matrimonio, sulla parete dietro al letto, è fissata la targa di bronzo.
Una benedizione di Maria e Peppino.
L'ultima.



Questa minestra nonna Maria la faceva quando trovava in polleria le rigaglie e le zampe. A Peppino piaceva e, nel sorbirla piano con il cucchiaio ricordava *quella* sera, con la minestra di guerra....con il peso sul cuore...
Non l'avevo mai fatta ma mi ricordavo come faceva Nonna Maria.... ve la regalo perchè l'ho assaggiata anch'io e mi è piaciuta.
Con questa terza ricetta partecipo all'Mtchallenge di Aprile, quello della sfida lanciata da Cristiana di Beuf à la mode.



Minestra di guerra con rigaglie e zampe di pollo.




Ingredienti a persona.
1 carota piccola
1 cipollotto piccolo
2 gambe di sedano tenere
1 fegatino di pollo
1 durello di pollo
1 cuore di pollo
1 zampa
1 cucchiaio (scarso) di olio EVO
1 cucchiaino di estratto di verdura fatto in casa.
2 ciuffi di prezzemolo tritato.
Crostini di pane secco.




Togliere la parte con l'unghia dalla zampa. Lavare bene la zampa di pollo, asciugarla e bruciacchiare la pelle sulla fiamma del fornello. Togliere con cura la pellicina bruciacchiata da tutta la zampa e lavarla molto bene sotto l'acqua corrente.
Lavare ed asciugare bene il cuore, il durello ed il fegato.
Tritarli molto finemente.
Tritare cipollotto, carota e sedano molto finemente (con la mezzaluna o a coltello) e farli rosolare un paio di minuti con il cucchiaio di olio EVO.
Aggiungere i fegatini, il cuore ed il durello tritati e la zampa lavata ed asciugata.
Far rosolare per circa 5 minuti ed aggiungere 1 bicchiere e mezzo d'acqua, un cucchiaino di estratto di verdura. 
Portare a bollore coprendo con un coperchio. Abbassare la fiamma e far sobbollire per 30/40 minuti circa.
La minestra sarà pronta quando le catilagini della zampa si staccheranno dalle ossa.
Servire calda con i crostini di pane vecchio.



giovedì 17 aprile 2014

LA BUSECCA ALLA PARMIGIANA DI ZIA RICCARDA


Inutile. 
Non riesco a pensare ad altro da quando ho letto il titolo della sfida di MTChallenge (la numero 38, per la precisione). 
Cri di Beuf à la mode ha scelto il quinto quarto. 
Io non mangio tutti i tipi di interiora ma, nella tradizione e nei libretti e quaderni di cucina di famiglia, ci sono molte ricette con queste parti meno nobili.
Vuoi perchè i miei nonni hanno passato la guerra e rialzarsi dopo aver perso casa e pezzi di vita, non è facile. Si fa di necessità virtù e le parti meno nobili di manzo, vitello, pollame erano sicuramente una valida alternativa a quanto le tessere annonarie e la lentissima ripresa, consentivano alle tasche di chi tentava di riprendersi la vita.
La prima ricetta che ho proposto, parlava di creste. Niente di speciale, una prelibatezza che apprezza anche il Martirio.
Mentre divagavo con la mente alla ricerca di qualcosa di meno banale, un pensiero fisso.
La busècca di Zia Riccarda: lì, piantata nella mia mente, così diversa di quella con i bianchi di spagna di mia madre e mia nonna Maria.
Zia Riccarda era la cognata di mia nonna Maria, sposata ad Annibale il fratello maggiore di nonna. Abitava nel palazzo a fianco a nonna Maria e la sua casa me la ricordo per il profumo buono e di cucina che si respirava già dall'anticamera.

domenica 13 aprile 2014

CRESTE TRIFOLATE PER IL GALLO DI CASA E PER MTC.



Ero sul tram che mi portava al mercato quando si è svelato l'argomento della 38a sfida dell'MTChallenge.... ed ho soffocato un grido.
Questo mese MTC è una sfida nella sfida.
QUINTO QUARTO... Non poteva che essere Cri Beuf à la mode a scegliere un argomento da far *aggrovigliare le budella* a molti.
Cri la conobbi virtualmente tempo addietro, quando partecipai ad un bellissimo contest sul quinto quarto e che mi vide proporre ricette della tradizione e ci siamo incrociate a Genova in un'altra occasione. Fa ricette spettacolari e la vittoria se l'è proprio guadagnata confermandosi una grande.
Ogni volta la sfida diventa una scuola di cucina, un confronto di idee, di tradizioni e di innovazioni. Ultimamente sono molto tentata di tirarmi in disparte perchè mi rendo conto che con certe abilità non posso reggere il confronto.
Ma neanche questa volta mi tiro indietro, pur sapendo che gli altri partecipanti tireranno fuori meraviglie dalle loro menti fervide, mentre io mi riesco ad attenere alla sola tradizione, alle ricette di famiglia.
Per giunta non tutti amano le interiora e le frattaglie e, anche per questo, mi resta poco spazio di azione in famiglia.
Il Martirio non mangia frattaglie... a parte ... a parte...... LE CRESTE!!!!!!
Non gliele preparo spesso perchè io, che pur non disdegno nulla, non le mangio. Le faccio quasi sempre prima delle festività di Natale, perchè Nonna Maria, la mia guida in cucina, le metteva nel suo Ragout e per me non è un VERO Ragout se non ci metto una manciata di creste.
Trovarle non è facile e di supermercati ne ho girati tre o quattro, prima di cedere e decidermi ad andare a prenotarle in una bottega del Mercato Comunale di Piazza Wagner, da me ribattezzato *Cartier* visti i prezzi.
Si, perchè tutte le botteghe allineate all'interno ed all'esterno di questo mercato coperto, hanno prezzi da orefice.

venerdì 11 aprile 2014

Riso bruscandoli e speck per il #GFFD



Sabato mattina, due ore e mezza solo per me prima di vestire i panni della filippina di turno e ribaltare la casa.
Finalmente uno sprazzo di sole e i fiori che colorano gli alberi ed io che faccio?
Vado al mercato. 
Non il mercato vicino a casa, quello ormai non da soddisfazione, attraverso la città con ben 23 fermate di tram, carrellomunita e sicura di trovare un po' di primavera e qualche bella maglia colorata da indossare.
Niente da fare.
Tutto troppo attillato, troppo corto, troppo sbracciato.
Uffa che nervi!!!
Mi sa che dovrò veramente decidermi a mettermi a dieta altrimenti potrò trovare abiti solo alla Boutique Togni (leggesi tende da circo ed affini, ndr).
Ma per fortuna ci sono i banchi delle verdure che traboccano di primizie e di colori e, in un angolino tra due banchi enormi, uno piccolino, con le erbe di campo. Rughetta selvatica e... I BRUSCANDOLI!!! 

lunedì 7 aprile 2014

La ricerca della serenità ed una torta al cioccolato per il mio bimbo.


A volte il cioccolato serve.
Serve a raddrizzare le giornate storte, a consolar un animo deluso, a far passare dimenticare i nervosismi di una giornata intensa in ufficio.
Per rilassarmi da anni mi chiudo in cucina, mi metto ai fornelli e, quando sono proprio *inversa*, mi metto a far dolci.
(Ricordo ancora una sera di qualche anno fa, che feci ben quattro crostate e, una volta finite, mi chiesi cosa ne avrei fatto...)
Mi metto a far dolci anche per il mio bambino, per le merende di scuola, per le riunioni di fine scuola e per le merende con gli amici.
Giorni fa Arc è stato invitato dall'amico del cuore e, per merenda mi chiese un dolce al cioccolato, una crostata.

giovedì 3 aprile 2014

LA GUERRA DELLE POLPETTE.



In famiglia, da anni, è in corso la guerra delle polpette.
Appena sposata, di ritorno dal viaggio di nozze, pensai di far cosa gradita al Martirio facendogli trovare le polpette che sapevo essere la sua passione.
Ovviamente eseguii la ricetta che da anni faceva mia madre avendo cura di aggiungere anche l'aglio (che lei non metteva) per dar loro più sapore. 
Mal me ne incolse!
Già alla prima polpetta vidi il novello sposo torcere il naso.
*Son dure!*
A me non sembrava.
*Mia madre le fa diverse.*
Lapidario.
Incassai non senza un moto di stizza (celata ovviamente ma sempre stizza era!) e mi accinsi a chiedere la ricetta alla suocera.
La settimana successiva gli proposi le *polpette della suocera*, senza cambiare nulla della ricetta dettatami al telefono dalla di lui genitrice.
*Son troppo molli.* fu il responso al primo assaggio.
Pareva di essere protagonisti della favola di *Riccioli d'oro* anche se, all'epoca il Martirio possedeva riccioli .... ma non color oro.
Testarda come mio solito, richiamai la suocera che mi confermò la ricetta e mi spronò a tentare nuovamente. Per la verità propose addirittura di farmele lei per risolvermi il problema ma... farmi mettere ko da una ricetta semplice come le polpette? MAI!