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lunedì 30 settembre 2013

Un tesoro nel bosco e ....le cotolette di funghi.


Sbuffa Arc, e scivola sul mentre si inerpica nel sentierino del bosco.
Mamma è ben cocciuta! Si è fissata di fare una passeggiata nel bosco e nulla la sposta. Ad Arc il bosco non piace poi tanto perchè ha sentito parlare dei cinghiali ed a lui non piacciono affatto i cinghiali.
Teme di essere rincorso ed addirittura ucciso da questi bestioni.
Bestioni poi non saprebbe, visto che non ne ha mai visto uno da vicino vicino.
L'unico che si ricorda è quello che ha attraversato di notte la strada che corre verso l'autostrada e di come Papà e Mamma si spaventarono.
Questa volta però non può opporsi perchè a spasso con loro è venuta un'amica di Mamma, con la sua bimba di quattro anni ed Arc non vuole far spaventare la bimba...
Se solo Mamma fosse più ragionevole! La strada asfaltata è lì più sotto e sarebbe tanto comodo camminare sull'asfalto invece che in mezzo a tutte quelle foglie e quei rametti.
Ma Mamma NON è affatto ragionevole. Chissà poi che cosa penserà di trovare, nel bosco!
Non è più tempo di fragole e non ancora quello delle castagne. 
Solo qualche riccio verde cade ogni tanto dagli alberi. 
I funghi? Ma se Mamma non li vede nemmeno se la dovessero chiamare!

giovedì 26 settembre 2013

Ravioli per Amore :-)


Io cucino per tanti motivi.
Cucino per rabbia, per sfogare le tensioni di tutta una giornata passata in un ambiente totalmente negativo.
Cucino per curiosità, perché ho una ricetta nuova da provare, perché un’idea mi frulla in testa mentre sono al supermercato o solo perché ho letto una ricetta sulla pagina aperta del giornaletto della vicina di metropolitana.
Cucino per riflettere, per cercare nei gesti lenti e famigliari il filo di pensieri che si stan accavallando e smarrendo.
Cucino come una preghiera, perché le mani che impastano, aiutano a tenere il ritmo e la preghiera aiuta i miracoli.
Io cucino per amore. 

Per amore di chi mi sopporta tutti i giorni, da quando mi alzo dal letto e non urla terrorizzato nel vedermi con i capelli in piedi, gli occhi gonfi di sonno trascinarmi a fatica verso la giornata incalzante.
Per amore di chi mi vede sempre di corsa, quasi di sfuggita, mentre mi vesto e mi si smagliano le calze, mentre ci si dividono compiti ed incombenze e ci si scambiano impressioni e tenerezze quando gli occhi si chiudono ed il cervello va in loop.
Per amore di chi sopporta le mie *tirate* sull’ambiente di lavoro degenerato, sui prezzi che salgono sui chili che salgono mentre continuo a mangiare cioccolata o comunque le mie *lune storte*.

lunedì 23 settembre 2013

Una bestia in soffitta e la crostata salata di fagiolini in verde




- Mamma! Corri!! C'è una bestia in soffitta! -
Arc è quasi senza fiato per la paura e si rintana dietro il mio grembiule.
Cerco di capire meglio e, dalla descrizione, sommaria (vola ma non cinguetta)
deduco che potrebbe esser un pipistrello.
Ecco. Proprio stasera che il Martirio è fuori per vedere la partita al bar ed i vicini sono sicuramente andati a cena fuori! 
Io che ho paura dei topi (ed i pipistrelli, scusate, sono topi con le ali!) potrei bloccare la botola della soffitta e lasciarlo lì, sino al rientro dell'Uomo di casa.
Però un po' mi dispiace e non amo dimostrarmi pavida con il mio piccoletto.
Quindi, con un foulard in testa (so che non è certo che si attacchino ai capelli ma... non si sa mai), munita di una scopa, mi avventuro in soffitta seguita a debita distanza da Arc.
- Mamma Attenta! - scatta il piccolo che vede un ombra furtiva far un tratto di volo dalla trave all'angolo dietro un armadio.
Eccolo lì, impastato in un angolo buio troppo in alto per arrivare anche con la scopa e per vedere se mi nota... Non so che fare, la luce della lampada al neon fa sembrare irreale la scena.
La soffitta, con il divano ricolorato e coperto da un vecchio lenzuolo, il tavolo coperto da un telo e pieno di colori, pennelli che io e il Martirio usiamo per dipingere... i quadri appesi alle pareti e i mobili ricoperti da un velo di polvere, danno un aspetto spettrale alla scena. So che il nostro fantasma Verginia, è lì che ci studia, e per me ridacchia a vedere la scena.
Una mano mi tira per la sottana... URLO!!! Ma è Arc che si è avvicinato per sentirsi più protetto e urla anche lui per simpatia.
- OK calma, non vedi come è piccolo? Ha più paura di noi sicuramente!-
Come autoconvincimento non sono poi così brava!
Riprende a volteggiare attorno alla lampada, in tondo, per tornare di nuovo in un angolo ma ancora troppo in alto per raggiungerlo.
Ad un tratto guardo fuori, verso la valle, buio pesto tranne la luce del piccolo lampione che rischiara la stradina dietro la casa....e due altri pipistrelli che girano illuminati a tratti dalla luce del lampione.
Ok, forse ci sono! Spalanchiamo la porta finestra che da verso il balcone, spengo la luce e mi stringo in un angolo lontano con Arc.
Restiamo al buio, in silenzio, per almeno un quarto d'ora. Quando, in controluce, notiamo che Nello (il Pipistrello) si è mosso di nuovo e in cerchi sempre più stretti punta la finestra... 

lunedì 16 settembre 2013

Un nuovo inizio con l'MTC, le raviole del plin e.... il sapore di casa mia.


Il Piemonte è sempre stato un po' la mia regione adottiva.
Questo perchè sin da bambina, trascorrevo i miei fine settimana in una casa di campagna sul Lago Maggiore in provincia di Novara.
Il dialetto, simile al mio bel Milanese ma con una cadenza più lenta, che cambiava la musica delle parole che avevano le stesse radici.
Ora, da mamma, trascorro ancora i miei fine settimana in Piemonte, nella Casetta Gialla, in provincia di Biella, dove il dialetto cambia un poco ma resta sempre quella cadenza, quella musica.
Piemonte e Lago mi ricordano la *sciura Rosètta* la padrona di casa, che spesso arrivava con un piatto fondo coperto da un tovagliolo bianco leggermente infarinato. 
Dentro quel piatto, ammucchiati, i *plin* che il mio papà adorava (e che apprezza e ricorda tutt'ora).
Eran piccini e con il ripieno di carne e la mamma li accompagnava con il burro fuso e le foglie di salvia dell'orto della *sciura Rosètta*.
La ricetta gliela chiese Nonna Maria che amava la pasta fresca mentre la mamma preferiva trovarli pronti.

giovedì 12 settembre 2013

DEL PERCHE' FUI SOPRANNOMINATA IRPINIA E DI UNA MARMELLATA AZZECCATA PER CASO.


Oramai tutti si sono rassegnati. 
Amici e famigliari sanno che sono maldestra e che dal nulla potrò far nascer Entropia...
Tanto maldestra che gli amici, nel vedere i guai che combino ed i danni che provoco con la mia disattenzione, mi hanno soprannominata *Irpinia*... come il terremoto.
Mio suocero poi ha trascorso interi pomeriggi a riattaccar pomelli di antine che mi *sono rimasti in mano....* o a riparar oggetti e elettrodomestici che *mi sono sfuggiti di mano....*
Questa mia attitudine a crear guai l'ho sempre manifestata e se ne accorse il Martirio quando, appena sposati, dopo aver visto che ancora dopo sei mesi il novello sposino non accennava a montare il riloga delle tende del bagno, presi in mano io la situazione.
Mentre lui beato si faceva la passeggiata del sabato sul mercatino dell'usato preferito, io, munita di scala, pennarello, riloga e trapano, mi arrampicai sino alla finestra.
Il tutto nacque dal Suocero che mi aveva istigata, dicendomi che non si può dire di non saper far una cosa se non si prova: Detto? Fatto!
Presi il riloga e, ancora agile vista l'età, in bilico sull'ultimo piolo della scala con il riloga in una mano ed il pennarello (ROSSO...INDELEBILE...sia mai che non veda) nell'altra, cominciai a segnare i punti dove praticare i fori per i tasselli.
Preso il trapano poi cominciai a forare nei punti segnati (grossi pois rossi che spiccavano allegramente sul soffitto appena dipinto di bianco)
Risalii con il riloga, i tasselli e le viti puntando i primi 4 tasselli, avvitai e fin lì tutto bene. Feci per avvitare il resto e.... NON COLLIMAVANO I FORI!
Giovane ingenua (direbbe il buon Guccini) non persi la testa... tornai a far segni rossi dove spostare i tasselli.
E vai di altri fori...

domenica 8 settembre 2013

Una crostata velocissima per una passione dolce come un fico!



I fichi! La mia passione, da sempre.
Da quando, ancora bambina, mi affacciavo dalla finestra del bagno della casa di campagna ed allungavo la mano... lì a due passi, a togliere la vista del lago, una pianta maestosa me ne regalava di enormi, dolci e verdi.
Io e la mamma eravamo sempre con le mani tese e, quando quelli dei rami vicini finivano, bastava scendere nel prato e sporgersi tra le fronde più basse.
Fino a terra arrivavano le fronde, brillanti delle loro foglie, all'interno un rifugio per me bambina che spesso mi ci rifugiavo sporcandomi la faccia, le mani, i vestiti con quei frutti goduriosi.

Con il passare degli anni la mia passione è restata, consolante, con il sapore dolce dell'infanzia un po' selvaggia spesa in una casa di campagna in estati calde e afose.
Una passione che mi ha portato a farne indigestione e starne lontana per alcuni anni... per poi ricadere in questa dipendenza.
Mi piacciono in purezza, accompagnati a salumi e formaggi, in marmellata, nel gelato (splendido quello che mangiai alle Isole Tremiti), insomma in tutti i modi.

venerdì 6 settembre 2013

PRIMA CHE VENGA IL BRUTTO TEMPO... SCORTA DI MARMELLATA DI ALBICOCCHE ED ANICE STELLATO



Si accorciano le giornate, ma ancora la temperatura è sopportabile. La sensazione della fine dell'Estate mi ha colpito come una folgore nel vergar le prime comunicazioni con la data 2 Settembre.
Urka: Settembre - scuola - ripresa delle corse - autunno - bleah!

Pensandoci bene non mi sono nemmeno accorta che sia finita la bella stagione, vuoi perchè la temperatura è ancora buona, vuoi perchè sui banchi del mercato ancora fanno bella vista di se le ultime casse della frutta estiva, così colorata ed appetitosa...

Nel far questo ragionamento ho realizzato che, quest'anno, non sono riuscita ancora a far scorta dei sapori estivi per rendere meno monotono l'inverno che verrà... Quasi nessuna confettura fatta, nessuna scorta di odori per l'inverno.

lunedì 2 settembre 2013

SI RICOMINCIA CON UN GIRO SUL MERCATO ED UN COUS COUS TUTTO ORIENTALE



Una mattina di sabato di fine Agosto e una meta: il mercato di Porta Genova (il più vicino, in verità).
Il tutto in compagnia di Arc che, un po' brontolante, mi segue tra le poche bancarelle che compongono il mercato trascinando il carrellino con il broncio tra gli sparuti avventori che popolano la corsia tra i banchi.
Di solito non si riesce a passare ma oggi sono poche le persone che incontriamo, la maggior parte stranieri ed anziani, che si aggirano tra i banchi contrattando prezzi.
Per distrarre il bimbo imbronciato comincio a parlargli in Inglese (piccole frasi, che può conoscere ed alle quali può rispondere a tono) e, con suo grande stupore da un banco ci chiama un tipo buffo: Hei! Madam! I've something for You. 
Sorrido a quella faccia buffa scura scura, tutta denti,e gli spiego che siamo Italiani e che il nostro è un gioco che facciamo per far esercitare un po' l'Inglese ad Arc.
Ammicca, l'omino, e mi mostra un pendaglio a forma di fiore con delle pietre colorate rosse che sostiene essere radice di rubino (vero o non vero non è dato sapere.... propenderei per la seconda ipotesi). Il pendaglio è bello e stavo cercandone uno simile per farne una sciarpa un po' strana...
Me lo pesa e mi chiede (prezzo da amico sostiene lui - che rimarca in Inglese VERY CHEAP!) e mi spara una cifra che non avevo preventivato.
Sorridiamo e diciamo che è bello ma che non ci serve. Da lì una trattativa che intavola l'omino dentato che, ad ogni mio accenno ad andarmene diminuisce ulteriormente la richiesta. Arc è fermo a bocca aperta ad ammirare la scena della sua mamma che ridendo dice all'omino che no, non ha bisogno di un altro monile, e quello che *track* abbassa il prezzo fino a raggiungere una ragionevole cifra per un monile etnico.... e... la mamma cede. Ce ne andiamo quindi con un fiore di pietre in borsa ed una nuova cover per il telefonino in omaggio... con la bandiera Inglese, in onore del *very good English* di Arc.
Il giro poi riprende e finalmente arriviamo tra i banchi di frutta e verdura.
Milano è ancora vuota e di tutta la piazza Sant'Agostino pochissimi sono i banchi degli Italiani.