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mercoledì 29 febbraio 2012

Una frittata di mele magica per due bambini speciali



Arc è tornato dall’ospedale. E’ stanco, spaventato ed arrabbiato. 
Stanco di dovere sempre finire in quel letto in mezzo a tutti quei dottori che scherzano con lui ma, intanto, lo riempiono di aghi, poi lo tagliano, lo cuciono… Spaventato da tutti gli aghi e dal male che sa già che dovrà patire… Arrabbiato, sì arrabbiato che tutto ciò debba sempre capitare a lui! 
Anche quando c’era di mezzo la visita al dietro le quinte del teatro, quello Vero, o la festa di carnevale con il costume che gli era costato tanta fatica!
In ospedale, la mamma non lo aveva mollato un attimo ed il papà lo aveva assecondato in tutti i capricci.
 I momenti brutti erano passati ed il ritorno a casa era stato una liberazione per tutti, lui per primo, e finalmente poteva ritrovare i suoi giochi, i suoi programmi preferiti. 
Finalmente la mamma potrà riposare e far sparire quelle brutte occhiaie che la facevano sembrare triste ed arrabbiata.
La paura di muoversi e di sentire male è piano piano passata ma ancora i movimenti sono un po’ impicciati. Non viene tanta fame a stare spalmati sul divano tutto il giorno e … lui vorrebbe solo veder passare il tempo e tornare a giocare con i suoi amici!!
Mamma allora si è messa al computer e lo ha chiamato per chiedergli aiuto. Aiuto? A lui che fa fatica ad infilare le pantofole?
Sì, gli ha fatto leggere una specie di articolo di una sua amica di rete che si chiama come lei: Eleonora. Anche questa Eleonora ha un bimbo (veramente la mamma dice che ne ha tre, ma nell’articolo ne presenta solo uno) Matti, che è triste perché ha appena cambiato scuola e non ha ancora tanti amici.  
La sua mamma ha inventato una specie di gara (i grandi la chiamano Contest… bah) per giudicare la miglior merenda, con bevanda inclusa, da proporre a Matti che sarà il giudice di questa gara.
Arc è perplesso. Ha capito che la mamma ci tiene tanto a farlo partecipare ma… mica può mettersi a cucinare, ora poi che ha difficoltà a muoversi! Mamma ride e dice che per assaggiare basta aprire la bocca ed i sensi. Così Arc si mette a tavolino e comincia a decidere con la mamma quale merenda proporre a questo bimbo che abita lontano,
Nel libricino giallo delle ricette della nonna, la mamma sceglie una pagina con un ritaglio di giornale quasi sbiadito pinzato in un angolo. La mamma ridendo dice che è come il libro  degli incantesimi che le streghe si tramandano da madre e figlia.. e questa è una ricetta stregata. Sii è una frittata dolce con le mele. 

Una coccola calda che ad ARC è sempre piaciuta. 
Macchè streghe questa è una roba da fate!!! 
Per la bevanda? Mah, sarà che lui in questi giorni ha un gran sete e che la spremuta è la cosa che gliela fa passare prima…. Quindi perché non abbinarla ad una spremuta rinforzata ?

Riporto fedelmente:
FRITTATA DI MELE (dal libro magico della nonna Ginia)
Grande premio per bambini molto molto molto buoni!



Sbattere un uovo con due cucchiai di zucchero, aggiungere farina (un cucchiaio circa) e latte (1 /2 bicchiere scarso) per avere una pastella piuttosto densa e, infine una mela (o una pera) a fettine e un pizzico di lievito.
Cuocere come una frittata in un pentolino antiaderente e spolverare di zucchero (semolato). Sarà un vero trionfo!


SPREMUTA MELARANCIA SPRITZ
 (invenzione di Arc)


Frullare con uno spicchio di mela con il succo di 2 arance succose e mezzo limone. Versare in un bicchiere guarnito di zucchero e con una fetta di arancia e…. la sete passa e pure la tristezza e le labbra restano zuccherose!!

Con questa ricetta di famiglia partecipo al Contest *Fare merenda mi piace da ... Matti* di Eleonora di Burro e Miele !


domenica 26 febbraio 2012

Allucinazioni da paté di maiale al sidro con semi di senape nera e grissini al Kalonij



Cosa non si fa per MTC! Credo di averlo già scritto ma è come una droga.
Se poi si tratta di qualche preparazione alla quale non sono avvezza.... mi prende la scimmia e DEVO assolutamente provarci!
Con i profiteroles è stato così ed il risultato è stato terrificante (nel senso più truce della parola) così ho dovuto fare outing e confessare il totale fallimento; con il baccalà pure...ma è venuto fuori qualcosa di commestibile ed ora il paté di Bucci  
La cosa pazzesca è che questa volta, nel lambiccarmi il cervello con la scelta degli ingredienti... vedevo tutto sotto forma di paté!!!! Dopo il primo poi...è stato un mare di visioni tanto che mia cugina ha cominciato a pensare che cucinassi pure i funghi allucinogeni! Se ci penso bene poi... magari ci starebbero bene ... con un paio di crakers alla cannabis!
Tranquilli per motivi logistici, non sono riuscita a reperire la materia prima ma... non dispererei se fossi in voi!
Ora veniamo a questo paté: ultimamente mi capita spesso di utilizzare il sidro per cucinare e, solitamente, con il maiale ci si sposa bene ... con la senape pure... mancava solo l'accompagnamento! Nello sfogliare il manuale di ricette della mia magica planetaria, mi è saltata all'occhio la ricetta di questi grissini e, complice un attacco di *sindrome della Fulgida*, nel rimettere in ordine le spezie ho trovato un barattolo di Kalonij che poteva arricchirli ulteriormente!

Ecco quindi che è nata una bella coppia che ha visto allungarsi la lista degli antipasti *di gala* da proporre in occasione di festività oppure un piacevole preludio ad un picnic ... magari mentre si rosolano le costine sulla brace....

sabato 25 febbraio 2012

La zuppa di farro e legumi…. ed il caldo di casa mia




Questo inverno il freddo non dava tregua, e la morsa terribile del ghiaccio stringeva le sue fauci attorno alla città.
Alzavi le tapparelle su quella neve che, fino a qualche giorno prima, sembrava il tuo piumone: caldo, lieve, accogliente quasi, e trovavi una massa compatta e grigiastra, dura ed infida da attraversare. 
Ricopriva i giardini di fronte, i marciapiedi delle strade, i tetti delle macchine ferme da giorni.
Facevi colazione di corsa, come tutte le sante mattine. Mettevi in cartella la merenda del Cucciolo e, intanto, mettevi a mollo i legumi secchi per la sera.
Non volevi uscire dal tuo nido caldo. 
Non volevi far uscire nessuno dei tuoi e guardavi con invidia la gatta carogna che reclamava già a gran voce le sue crocchette. Lei avrebbe dormito sul tuo letto, sul tuo divano, mentre la giostra della giornata tornava a girare beffarda e ti catapultava in strada.
Le lacrime ti rigavano il viso  mentre ti spostavi in una città che non si ferma mai, dove la gente guarda fisso verso il vuoto e non si accorge di quello che succede intorno.
Uscivi di casa la mattina presto, ti incanalavi nella moltitudine che scendeva le scale della metropolitana dove finalmente ti sembrava di riprendere un poco di calore. Riuscivi a trovare posto e la vaga sensazione di claustrofobia si smuoveva solo quando riprendevi a leggere il libro che ti porti sempre dietro.
Poi , dopo un tempo che pareva interminabile, arrivavi alla tua fermata e … via di nuovo tra il gregge infreddolito raggiungevi infine il posto di lavoro.
La giornata scorreva tra i ritmi soliti ma con sul capo la spada Damocle dell’uscita a fine turno. La pausa pranzo non uscivi, piuttosto un cappuccio alla macchinetta basta che fosse al caldo!
Veniva l’ora di tornare a casa e rifare la strada di tutte le mattine, di tutte le sere, di tutti i giorni. Con un freddo che feriva e non pungeva e che ti faceva lacrimare di nuovo, mentre nemmeno osavi entrare al supermercato vicino a casa per non perdere tempo e non prendere ulteriormente freddo.
Entravi in casa. Gatta e bimbo ti investivano di coccole … calde di strofinamenti e di baci. Il Martirio arrivava e accompagnava la nonna in macchina, per schivare il gelo che sceso come una lamina di nuovo, assieme al buio.
Avevi desiderato tutto il giorno questo calore, questo tepore che ti scalda l’anima … e pensato di premiare anche la famiglia con quello che ti riesce bene, di solito: cucinare. Cosa? 


LA ZUPPA DI FARRO E LEGUMI
(dosi per 3 persone)






Apri la dispensa e fai l’appello:

75 gr. di speck tagliato a stricioline
50 gr. di porro tagliato a rondelle sottili
100 gr. farro perlato,
75 gr. cannellini                (fatti ammollare per  12 ore)
75 gr. ceci decorticati (fatti ammollare per  12 ore)
75 gr. fagioli borlotti (fatti ammollare per  12 ore)
75 gr. fagioli dell’occhio. (fatti ammollare per  12 ore)
1 l, Brodo
1 Rametto rosmarino fresco, (tolto dal vaso che ho appena ricoverato in casa dal balcone.)
Olio EVO , sale, pepe q.b

Scaldi  due cucchiaiate di olio EVO in una pentola di coccio, sul fuoco basso, con la retina spargifiamma per non bruciare o per non far attaccare il tutto.
Fai appassire le rondelle di porro e rosolare appena appena lo speck tagliato a striscioline, intanto in un’altra casseruola, scaldi il brodo.
Scoli i legumi secchi fatti rinvenire dalla mattina, e li sciacqui nell’acqua corrente. Li unisci al soffritto e copri con i brodo. Aggiusti di pepe e, eventualmente, di sale, unisci il rosmarino, copri e fai cuocere per 45 minuti. Aggiungi il Farro e cuoci per altri 15/20 minuti circa.
Assaggi la minestra e chiami tutti , mentre riempi le scodelle.
E’ ora di cena … di caldo … di casa mia!!!

mercoledì 22 febbraio 2012

ARC, uno scoiattolo e .... una torta tutta d'oro



Arc conosceva un segreto. Era nascosto nella parte alta del frigorifero, dietro la scatola delle uova.
Era un tesoro diviso in tre e la mamma lo aveva nascosto bene, ma proprio bene.
Arc era sempre stato goloso ed il cioccolato bianco era uno di quei dolci ai quali non sapeva resistere.
Due sere prima, mentre la mamma era a spasso con la sua amica, Arc aveva chiesto un bicchiere di succo di frutta al papà. Di solito lo prendeva da solo il succo, ma quella sera la mamma, di fretta come sempre, aveva spostato la bottiglia in alto, vicino alla scatola delle uova.
Quindi c’era voluto il papà che, impicciandosi con l’orologio, aveva fatto cadere la scatola rischiando di fare una frittata non prevista.  Nel rimettere a posto la scatola papà aveva scoperto tre scatole triangolari che contenevano un cioccolato svizzero buonissimo e…. bianco!
La mamma però lo aveva nascosto e,forse , voleva combinarci qualche cosa di strano in cucina.
Con tatto Arc aveva tenuto d’occhio la mamma … e le scatole di cioccolato, ma nulla succedeva. La mamma continuava a fare le solite cose ma niente con il cioccolato bianco.
Una sera poi, le aveva sentito dire al telefono, che QUEL cioccolato voleva impiegarlo in maniera originale e che era un peccato farlo finire in una torta normale quindi, avrebbe aspettato fino a che non avesse scoperto una magia per impiegarlo.
La mamma era sempre un po’ originale ma, questa volta mi sa che stava esagerando: addirittura una magia!
Per un po’ Arc si dimenticò delle scatole triangolari, del cioccolato bianco, dei dolci. Fino a quando si trovarono nella casa di campagna. La casa era costruita vicino ad un frutteto che finiva ai margini del bosco.
Lì vicino vivevano molti animali che Arc aveva imparato a conoscere.  C’era la volpe Rossana, con il figlio Furbino, che era nato nella legnaia di una vicina. C’era il tasso Fracasso, che non faceva rumore ma le sue tane, costruite vicino agli alberi e nascoste dall’erba alta, potevano essere un pericolo e se ci cadevi dentro con un piede, rischiavi di fracassarti la gamba.
C’era il capriolo Nocciolo, che aveva gli occhi colore delle nocciole mature, che veniva a giocare nel prato che si vedeva dalla finestra della camera di Arc. C’era lo scoiattolo Giaggiolo che nascondeva tutte le nocciole delle piante del frutteto nella sua tana.
Mentre giocava, Arc vide che lo scoiattolino era rimasto impigliato in un rotolo di rete che il papà aveva lasciato nell’orto per recintarlo. Piano piano, il bambino riuscì a liberare la bestiola che scappò velocemente verso il bosco perché veniva la sera ed era ora di tornare a casa.
Durante la notte Arc venne svegliato da un rumore strano, come di sassolini che cadono. Accese la torcia e vide, dietro il vetro della sua finestra, che una scoiattolina aveva accumulato una grossissima quantità di nocciole belle tonde. Mentre il bimbo cercava di avvicinarsi, la bestiola cominciò a parlare:
“Arc, sono la mamma di Giaggiolo e sono una fata che per un incantesimo venne trasformata in scoiattolo. Tu mi hai liberato e io ti faccio due doni per la tua mamma: queste nocciole che si sposano con la dolcezza bianca che la mamma nasconde e un  consiglio: quello di cercare nella credenza l’oro che si scioglie nel riso.” Detto ciò scappò via.
La mattina seguente Arc raccontò tutto alla mamma e le consegnò le nocciole che erano bellissime.
La mamma ci pensò su e poi sorrise: aveva capito. Aveva trovato la magia giusta.
Tolse dal frigorifero le tre confezioni di cioccolato e dalla dispensa lo zafferano e con gli altri ingredienti che aveva in casa fece una torta d’ORO… buona buonissima come il suo bimbo generoso.


CROSTATA D'ORO 
con ganache di cioccolato bianco, zafferano e nocciole.

Ingredienti per la base:
150 gr. di farina bianca
50 gr. di farina di nocciole
50 gr. di farina di mandorle
2 cucchiai di zucchero di canna
150 gr. di burro freddo a cubetti
1 uovo grosso
2 cucchiai di acqua gelata
1 pizzico di sale.

Ingredienti per la ganache:
gr. 300 di cioccolato bianco
gr. 200 di panna da montare fresca
2 bustine di zafferano
150 gr. di nocciole tostate e tritate grossolanamente

Ingredienti  per la decorazione:
150 gr di zucchero bianco
100 gr (scarsi) di nocciole tostate tritate finemente
1 cucchiaio di miele
1 cucchiaino di limone


Procedimento per la base:
Mettere la farina, lo zucchero ed il sale in un robot da cucina con la lama metallica e frullare utilizzando la funzione pulse.
Unire il burro e azionare nuovamente la funzione pulse sino ad ottenere un composto di grosse briciole.
Aggiungere uovo e acqua e azionare la funzione pulse fino a che si formerà un impasto.
Compattare l’impasto in un foglio di pellicola dando la forma di un disco abbastanza spesso, tenerlo a riposo in frigorifero per almeno 30 minuti.
Imburrare lo stampo scelto (Io ho usato un NUOVISSIMO stampo quadrato con fondo rimovibile di cm.25x25) , stendere la pasta su una superficie fredda tra due fogli di carta forno, infarinare la tortiera e rivestirla con la pasta rinforzando i bordi (se diventa troppo morbida, prima di rivestire la tortiera rimetterla in frigorifero).
Far raffreddare la tortiera ricoperta in freezer  per 10/15 minuti.
Preriscaldare il forno a 200°C per circa 20 minuti. Coprire la pasta con un foglio di carta da forno e riempire con i fagioli secchi- Cuocere *in bianco* per 10 minuti con forno statico, abbassare la temperatura a 190°C. Eliminare carta e fagioli e proseguire la cottura per altri 5/10 minuti finchè la pasta sarà dorata.
Togliere la tortiera dal forno e sformare il guscio SOLO quando sarà ben raffreddato.

Procedimento per la ganache:
Spezzettare tutto il cioccolato bianco in pezzetti piccoli.
Scaldare la panna sino a bollore. Sciogliere le 2 bustine di zafferano.
Togliere dal fuoco. Versare la panna bollente sopra le scaglie di cioccolato e mescolare velocemente con una frusta sino a che si sarà sciolto completamente.
Aggiungere le nocciole e, quando si sarà intiepidita versarla nel guscio di frolla. Far rassodare in frigorifero almeno 3 o 4 ore prima di tagliarla.

Procedimento guarnizione guarnizione:
Sciogliere in un pentolino lo zucchero con il miele sino a che cominci a colorarsi. Aggiungere il cucchiaino di limone e le nocciole tritate.
Quando tutto sarà amalgamato bene, versare il composto su una superficie fredda ricoperta da un foglio di carta da forno (meglio sarebbe su una superficie di marmo leggermente unta d’olio di semi). Stenderla in una striscia sottile tra 2 fogli di carta da forno.  Dare la forma desiderata (attenzione che scotta!!) aiutandovi con delle presine.  Quando sarà finalmente fredda posizionarla sulla ganache.

Con questo dolce partecipo al contest Colors and food  del mese di Febbraio di Essenza in cucina

e al contest di Dolcidelizie : Il Re della tavola.. il cioccolato. per la sezione Dolci.



lunedì 20 febbraio 2012

TRIPPA DI NONNA GINIA



Da un anno e mezzo ho cambiato casa. Ho cambiato perché l’appartamento di due locali, dove avevo vissuto per vent’anni, era diventato troppo stretto. Dopo tanto penare era finalmente arrivato il mio piccolo terremoto e, per i primi anni, ci siamo organizzati con il lettino in camera nostra prima e un divano letto in sala, dopo.

Finchè il Cucciolo andava alla scuola materna, ci si era arrangiati convivendo con una caterva di giocattoli che mi ritrovavo sempre nei posti più impensati e che mi trasformavano la casa intera in una sala giochi piena di peluches e macchinine. Passi per i peluches, le costruzioni e compagnia cantante, ma le macchinine erano quelle causavano i maggiori danni. Diverse cadute del Martirio e mie sono da imputarsi a qualche mezzo lasciato incustodito nei punti di passaggio…. senza contare i rischi corsi dalla nonna che si è salvata spesso per un soffio dal rompersi un femore.

Quindi urgeva trovare una sistemazione un poco più *confortevole* per la privacy dei genitori e per la sicurezza *strutturale* degli stessi e del parentame.  Quindi ci trasferimmo nel nuovo appartamento che aveva una camera tutta dedicata al piccolo guastatore.

Oltre alla camera in più la sottoscritta ci guadagnava uno spazio considerevole con la cucina. Mobili più capienti, un’armadiatura intera dedicata alla *Dispensa* (volutamente con D maiuscola!) nonché un piano di lavoro più grande.

Ci abbiamo guadagnato anche uno spazio enorme come libreria, puntualmente occupato dai libri di narrativa ma anche da parte dei miei libri di cucina, parte di questi ereditati da parenti, amici, ma molti (MOLTISSIMI) acquistati dalla sottoscritta in 20 anni di matrimonio.

Da questi libri, nei giorni scorsi, è uscito un quadernetto giallo, tenuto assieme da un elastico. Il quadernetto in questione è tutto ciò che mia mamma aveva *registrato* negli anni delle ricette di famiglia.

Bisogna dire, ad onor del vero,che mia madre non amava cucinare. Lo faceva per dovere e, alle volte, la cosa era più che evidente. Ma alcuni dei piatti da lei riportati nel quadernetto, erano fatti per ricorrenze di famiglia e riuscivano sempre…

Tra le sue indicazioni, spesso mezze cancellate dal tempo, ho ritrovato una ricetta calda, *di casa* che mi ricordato certe domeniche invernali, quando il freddo assomigliava tanto a quello patito in questi giorni. 

Quindi, in occasione di una *domenica a pranzo da me*, ho voluto riproporla e ora la giro a voi perché di sicura riuscita da tanta è la semplicità- Alla fine troverete alcune note volte ad agevolarvi.

LA TRIPPA DI NONNA GINIA

Ingredienti:
Trippa Kg. 1 (io mista,  *ciapp e fogliolo*
Fagioli secchi gr. 150 (se fagioli  freschi gr. 500)
Pancetta  gr. 100
Cipolla (1 media)
Sedano  (3 gambe un po’ grosse)
Carote 2 (medie)
Patate 1 (media)
Brodo di carne (1lt.)
Salsa pomodoro 2 o 3 mestoli
Olio EVO
Burro
Salvia e Rosmarino (2 rametti)
Sale
Pepe.

Procedimento:

Mondare, tagliare, lavare bene la trippa.
Fare un soffritto con olio, burro, pancetta, cipolla. Aggiungere la trippa asciutta e infarinata.
Rosolare tutto adagio, mescolando perché attacca poi aggiungere brodo, tanto da coprire la trippa, salsa, sedano, carote, fagioli bianchi e 1 patata da schiacciare.
Sale, pepe, salvia e rosmarino.
Cuocere adagio per 3 ore circa.

Note Mie:
-          Io ho usato fagioli corona detti a volte -*bianchi di Spagna* secchi. Purtroppo quelli che sono riuscita a reperire al supermercato NON erano belli e *polposi* come quelli che usava la mamma…
-          Cuocere la trippa nella pentola di coccio che mio figlio chiama *pentolone della strega* non solo non ha prezzo, ma da quel tocco in più che ci vuole su una cottura lenta lenta lenta come questa.



Con questa ricetta partecipo al contest di Sabrina di Les madeleines di Proust



sabato 18 febbraio 2012

Mini Strudel di verdura e….. lo strano caso dell’orologio scomparso!


Tendenzialmente sono una persona che sa organizzarsi; o meglio, saprei organizzarmi…se non fosse che vivo assieme a quello che definirei  l’*anarchico di casa*, il Martirio.

Non è  che non lo capisca, intendiamoci! Io pure detesto legarmi a degli orari, attenermi ad esigenze altrui… ma tant’è che, dovendo gestire quella che una pubblicità definì *un’azienda a conduzione famigliare*, mi tocca piegare il capo ed adeguarmi.

Lui no, imperterrito, continua a cambiare repentinamente programmi e ciò mi manda nel panico dovendo gestire anche il figlioletto ottenne che, a ben guardare, se ne impipa allegramente.

Questo succede regolarmente ogni mattina, quando mentre lo aspetto in cucina per la colazione, lui sta facendo ginnastica, oppure è sotto la doccia. Oppure mentre sono già vestita, imbacuccata in cappotto, sciarpa, cappello, torno di corsa in bagno perché si è dimenticato di chiedere qualche informazione.

Questo è successo di nuovo alcune mattine fa quando, imbacuccata come sopra descritto, apro la porta del bagno, comunico con l’uomo in ammollo e, con la coda dell’occhio noto sul mobile l’orologio appoggiato.
Sempre parlando, lo infilo, saluto la sacra famiglia e prendo le scale di corsa per non perdere l’autobus.

Il mio viaggio per raggiungere l’ufficio è piuttosto lungo e normalmente lo impiego leggendo un libro o una rivista di cucina. Stamani vengo interrotta sul più bello da uno squillo del cellulare. Il Martirio mi comunica di avere perso l’orologio… in casa. Automaticamente parte la risposta classica: *..se solo fossi più ordinato…* . Seguono le solite recriminazioni mentre, distrattamente, guardo l’ora …. sul SUO orologio. Si, mi sono infilata distrattamente il suo orologio mentre lo salutavo. Poco male l’ho trovato! Mi rimangio la reprimenda e riaggancio.

In un angolo del mio cervello resta però un tarlo, piccolo ma rosica… In sostanza: se io ho il SUO orologio, dove sarà finito il MIO che solitamente appoggio sullo stesso mobile? Mai farsi domande! Un rapido controllo al polso e… l’ho indossato! NE HO INDOSSATI DUE!!!! Richiamo il Martirio che, oramai rassegnato, mi comunica che farà domanda per  l’accompagnamento(il mio) …. Viste le premesse ho paura che l’otterrà facilmente!

Tutto ciò per dire che ho pure dimenticato il pranzo a casa; ieri sera avevo preparato dei piccoli Strudel di verdura che avevo preparato e fotografato e che, a questo punto,  saranno parte della cena della famiglia ma che potrebbero essere serviti come antipasto o ad un buffet.

Mini Strudel salati di verdura.


Per questa preparazione ho utilizzato la Finta Sfogliadi AdrianoProfumo di Lievito - che è diventata parte integrante delle mie scorte di pre-lavorati di solito eseguo la ricetta completa dividendola in 2 pani da 250gr. circa che conservo in freezer per le mie preparazioni. 



Ingredienti:

250 grammi di pasta sfoglia
2 carote medie
1 zucchina grande
La parte bianca di un porro medio.
1 uovo + 1 per spennellare
Olio EVO q.b.
Sale  q.b.






Procedimento:



Tagliare la verdura a Julienne non troppo sottile. Farla stufare in un padellino antiaderente con un cucchiaio d’olio per 8/10 minuti a fuoco medio. Togliere dal fuoco la verdura lasciarla freddare un momento prima di salare, pepare e aggiungere l’uovo leggermente sbattuto con la forchetta.

Nel frattempo stendete la pasta sfoglia con il mattarello formando un grosso quadrato (40x40) dal quale ricavare altri 4 quadrati di 20cm di lato.


Sbattere leggermente l’uovo rimasto con la forchetta.

Mettere al centro di ogni quadrato un poco di verdure. Richiudere i lembi del quadrato ripiegandoli in 3 parti, in modo da ottenere un piccolo pacchetto che chiuderete sui fianchi. Sigillare con i rebbi della forchetta le chiusure laterali. Se avanzate un poco di pasta, ricavare delle guarnizioni che attaccherete alla sommità del pacchettino, aiutandovi con l’uovo sbattuto.

Adagiare nella placca del forno i 4 pezzi ricavati. Spennellare con il rimanente uovo sbattuto ed infornare, in forno pre-riscaldato a 175 gr. forno ventilato per 15/20 minuti circa.

Note :
-           la cottura dipende molto dalle dimensioni dei fagottini quindi, verificate sempre dal colore della pasta la cottura degli stessi. Non dimentichiamoci che le verdure che ne sono il ripieno sono state saltate prima in padella.
-          Si possono servire caldi, tiepidi o anche freddi.
-          Se piace si possono accompagnare con un poco di salsa di soia.
-   Stanno bene nel cestino del pic-nic oppure su un buffet da Brunch.

con questa ricetta partecipo al contest Brunch or Breakfast??? di La cucina
che Vale e Scorribande in cucina



giovedì 16 febbraio 2012

Un Aperitivo con Laurel Evans



Io la sera esco difficilmente. La giornata intera fuori casa, la famiglia da gestire, tante piccole e grandi cose che si litigano i minuti della mia giornata ( perchè le ore oramai non bastano più), fanno si che la sera, dopo avere sistemato la cucina e rimboccato le coperte al Cucciolo, io navighi un poco tra i varii contatti di FB e poi.... crolli
Per giunta il Martirio sta impigrendosi ed è sempre più restio ad uscire. Mettici pure che questo inverno si è scatenato un freddo barbino ed ecco: NON MI MUOVO! Massimo della trasgressione un latte e cognac (a volte solo cognac 'chè il latte serve per la colazione del mattino....).
Unica evasione sono le cene o le pizzate con gli amici di sempre, rigorosamente a casa nostra o loro,sempre e solo di sabato o domenica sera, mentre i nostri figli si sfidano ai videogiochi o disegnano i loro fumetti.
In settimana poi ci mettiamo il carico della giornata di scuola pesante, piena e magari i compiti da fare e... non si parla di uscire.
In otto anni di vita del mio Cucciolotto... penso di avere chiesto ai nonni di tenerlo a dormire.... 5 o 6 volte.
Questa sera, invece, mi sono lasciata tentare da un Happyhour un po' diverso, almeno per me, per giunta vicinissimo a casa mia.



Convinto l'amica di sempre (sempre quella della Macedonia Over 80.... ) ad accompagnarmi,il Martirio ben lieto di sacrificarsi sul divano a guardare il suo Milan vincere (4 a 0!!),   ho passato una serata divertente,ho consumato un aperitivo made in TEXAS e..... ho imparato una ricetta che farò sicuramente alla prima grigliata con gli amici in campagna. Dite poco?!


Ma la cosa che mi è piaciuta di più è stato scambiare, pur poche battute, con Laurel Evans... che è una spassosissima e solare Texana trapiantata nella fredda Milano. 





Ho gustato le sue MERAVIGLIOSE (credetemi sulla parola) Buffalo Chicken Wings, goduto della compagnia della mia amica .... e .....mi sono guardata attorno quando, dopo avere chiesto se potevo pubblicare delle foto di Laurel sul mio neonato Blog di cucina, le PR all'ingresso mi hanno porto la *cartella stampa* con i loro contatti per i prossimi eventi...

Hei!.... vuoi dire che .... ci sono anch'io nella blogsfera?????  Il cucciolo, quando sono tornata ha commentato FIGOOOOO!!!! Mi ha fatto inoltre giurare di portarlo con me, se ricapiterà la Evans.. per le alette di sicuro ma, sospetto, perchè adora le bionde!!!
Unico rammarico, non  avere una macchina fotografica *seria* ma solo una compattina un po' limitata ... che non ha lo zoom ma lo ZUM... quindi: contentatevi!

martedì 14 febbraio 2012

Brasato della festa o …. La festa al brasato? Ovvero come non partecipare all’MTC di febbraio … o partecipare …in extremis!


Mai come questa volta mi è pesato stare tra i fornelli. Intendiamoci: non lo stare tra i fornelli ad inventare una cena o un pranzo dell’ultimo minuto da quattro cosucce racimolate tra frigorifero e dispensa.
Nemmeno l’ansia da prestazione derivante da una pranzo di gala organizzato per parenti o conoscenti.  Ma lo stare tra i fornelli per partecipare ancora una volta ad una gara che, in fondo una gara non è, ma una sfida lanciata e raccolta da questo mondo pazzo e trascinante (almeno per me) che è la Blogsfera…
Ho cominciato a parteciparvi per gioco, per scherzo, perché …. Dai la macedonia la sanno fare tutti!... Beh! Andatevi a vedere cosa hanno prodotto, fotografato , postato e ….. mangiato ;-) tutti quanti! Questa sfida non è una semplice gara dove si punta a vincere ….per vincere. No qui la vera vittoria è riuscire a compenetrare le varie sfaccettature di una ricetta, o di un ingrediente, e lanciarsi in preparazioni che mai (ed intendo MAI, fidatevi!) avremmo pensato di affrontare. Si va dall’intaglio, alla cottura , alla stesura a mano della pasta e tante tante idee da provare, sviluppare, suggerire.
Il fatto è che ogni volta è una sfida con noi stesse, con le nostre capacità innate, le nostre abitudini famigliari, la nostra fantasia. Ci sono cadute ( mai di stile ) ci sono difficoltà, perplessità … e ci sono dispense da rifornire, cucine da pulire a fondo dopo gli esperimenti più disastrosi.
Ma dietro c’è lo spirito di tutte le donne …. farsi venire un’idea per il pranzo,per la cena,per un invito e pure per fare una gran bella figura!
E qui arriviamo ad uno dei miei cavalli di battaglia: sua Maestà il Brasato. Quello fatto per le occasioni importanti, con tutta la famiglia riunita , o gli amici più cari. Quello dove si apre la bottiglia *buona*, magari più di una, e la si *sacrifica* sull’altare delle cotture lente ….
Nella maggioranza dei casi di Brasato ne faccio tanto tanto, per avere la scusa di *riciclarlo* nel ripieno dei ravioli di Natale, per esempio oppure……. guardate cosa mi è venuto in mente pensando alla sfida MTC di questo mese???? E dire che ero disperata:  la sfida verteva sui paté che avevo realizzato solo in una occasione seguendo la ricetta di Alessandra (o meglio della suoceradi Alessandra…. quando ce vo’ ce vo’) e avevo fatto una gran bella figura (o porca figura…fate vobis!).  Solitamente sono una mera esecutrice di ricette pubblicate su libri, riviste, blog… e la fantasia la dedico solo a quanto mi manca qualche ingrediente per cui *sostituisco con altro panchinaro*… e magari ci azzecco pure!
Come dicevo prima, stavo per accingermi a fare due ravioli per riciclare un poco di brasato occultato avanzato, quando ho visto una luce in fondo al tunnel…. Paté è un composto quasi omogeneizzato di carne, pesce o vedura unito a massa grassa (burro, panna, formaggio…) Perché non provare con il Brasato?
Mi piangeva un poco il cuore, pensando di rovinare il tutto ma poi, aiutata da un goccino di Barolo buono…. mi sono fatta coraggio e, ne è uscito questo paté che è stato letteralmente SPAZZOLATO dalla famiglia proprio in occasione di un pranzo domenicale e che mi è stato richiesto a GRAN VOCE per la prossima tavolata… della festa o meno.

PATE’ DI BRASATO AL BAROLO

Ingredienti

per il paté:
100 gr. di brasato di manzo al barolo *avanzato*
50 gr. di burro a temperatura ambiente
2 cucchiai di *puccino* del brasato (di solito frullo le verdurine ed il sughetto)

Per la gelatina:
1 dado per gelatina
450gr. acqua
2 o 3 cucchiai di barolo (buono!!!! Lo stesso adoperato per il brasato)

Procedimento:
Far sciogliere il dado di gelatina in 250 gr. di acqua portati a bollore.
Togliere dal fuoco ed aggiungere la restante acqua ed il Barolo.
Versare la gelatina sul fondo del recipiente scelto (io uno da Kugelhopf mignon) e lasciarla solidificare in frigorifero.
Nel frattempo frullare il brasato, i due cucchiai di sughetto ed amalgamarli al burro ammorbidito. Comprimerlo in un contenitore più piccolo dello stampo della gelatina e farlo solidificare in freezer per 10/15 minuti. Io ho usato una formina per muffin in silicone.
Quando saranno solidificati il fondo di gelatina nello stampo ed il paté, sformare il composto di carne e posizionarlo al centro della formina. Versare nello stampo la gelatina rimasta (se solidificata, farla intiepidire leggermente) e riposizionare tutto nel frigorifero a raffreddare.
Al momento di servire, immergere brevemente lo stampo in acqua calda, capovolgerlo sul piattino e …. voilà!!

A questa preparazione ho accompagnato dei panini dolci fatti con una ricettasemplicissima che ha pubblicato Patty qualche giorno fa e che ho rielaborato così:

PANINI DOLCI AL KAMUT

Ingredienti :
120 gr. farina di grano Kamut
105 gr.  manitoba
110 gr. circa di latte tiepido
1 uovo piccolo sbattuto brevemente con la forchetta.
50 gr. di burro a temperatura ambiente
30 gr. di zucchero (io anche meno)
1 cucchiaino di estratto di vaniglia
1 pizzico (abbondante) di sale
3.5 gr. di lievito di birra liofilizzato.

In una ciotola capace amalgamare con la frusta elettrica l’uovo, lo zucchero, l’estratto di vaniglia ed il sale (deve risultare molto ben amalgamato) .
Mescolare le 2 farine. Aggiungere nella ciotola 150 gr. delle due farine mescolate e, aiutandovi con un cucchiaio, continuate ad impastare sino ad ottenere un composto liscio ed omogeneo. Aggiungere il burro poco per volta sempre continuando ad impastare (potete aiutarvi anche con le mani). Aggiungere la restante farina mescolata con il lievito e continuare a mano sino a che l’impasto diverrà lucido e non appiccicherà più alle mani. Trasferire l’impasto in una ciotola di vetro leggermente unta. Coprire con la pellicola e mettere a lievitare per 1 ora circa (fino al raddoppio) in un luogo caldo ma riparato dalle correnti.
Dopo la lievitazione, sgonfiare l’impasto sulla spianatoia. Con il mattarello *tirare* lo stesso ad un’altezza di 1 cm. Circa. Con un coppa pasta tondo (o un bicchiere) tagliare tanti cerchi e posizionarli su una teglia ricoperta da carta da forno. Attenzione: distanziateli di almeno 2 cm., debbono lievitare ancora ed in cottura si gonfieranno.
Se volete incidete una croce, o una stella, sulla parte superiore e fateli lievitare coperti da uno strofinaccio umido  per ulteriori 30 minuti.
Cuoceteli in forno preriscaldato a 200° per 7/10 minuti.

L’aroma del Barolo, si rincorre nel gusto appena vanigliato di questi panini e la dolcezza del panino si accompagna benissimo alla morbidezza del paté.

Con questa ricetta partecipo al MTC di Febbraio  ….. così, per caso…. ;-)
MTC Febbraio 2012Il Paté



sabato 11 febbraio 2012

Un San Valentino speZiale!



ARC quella mattina non c'era con la testa. La maestra lo aveva ripreso più volte e questo, a lui, non era piaciuto affatto e men che meno sarebbe piaciuto alla mamma.  

Durante l’intervallo poi non era nemmeno riuscito a giocare con i compagni da tanto era con la testa persa nei suoi pensieri....

Fuori da scuola  aveva trangugiato la merenda provvidenziale della nonna, ma senza entusiasmo perché aveva un problema e non sapeva come uscirne.  La soluzione poteva venire solo dalla mamma… lei un’idea di cosa si aspettano le femmine poteva averla e gliela avrebbe detta senz'altro!

Mentre aspettava la mamma si guardò i cartoni preferiti così il tempo passò in fretta e, quando arrivò, la investì subito:
*Mamma, posso dirti una cosa? Come si fa a chiedere ad una femmina se vuole diventare la tua fidanzata?*

Ecco! Lo aveva detto. Tutto d’un fiato, come i segreti, i sogni e le formule magiche.  La mamma lo guardò serissima  e sempre seriamente gli rispose:
*Basta chiederglielo!* E già: fosse facile! Ma come?!

Poi la mamma gli chiese di chi si trattasse. 
Della compagna nuova? No, lei non gli aveva mai dato retta ed ora c’era Vì, con i suoi occhioni azzurri e furbissimi che gli sorridevano dietro i riccioli!
Anche alla mamma piaceva Vì. Era una compagna della scuola materna che poi, alle elementari, non era più stata in classe con Arc , ma la vedeva tutti gli intervalli…. e i martedì (tutti i martedì!) facevano la strada assieme.

*Chiediglielo, senza giri di parole. Ma fallo quando siete soli, senza i compagni attorno che potrebbero schernirvi!*

Caspita! La mamma era capace di rendere sempre semplici tutte le cose, anche quando erano ingarbugliate come certi nodi che si formano sulle stringhe delle scarpe da ginnastica, e che non si smollano nemmeno a tirare con tutte le forze. Anzi, più tiri e più si stringono. Poi arriva la mamma e…. zac… si disfano come per magia!

L’indomani, al ritorno da scuola, la mamma era già arrivata a casa e, quando rispose al citofono Arc, invece del solito *Siamo Noi!* le urlò *Siiiiiiiii! Mi ha detto di Siiiiiiii!*. 
Sulla porta abbracciò forte la mamma e le raccontò tutto d’un fiato la faccenda. 
Mamma sorrise dicendo che lo sapeva che Vì avrebbe detto si! (Ma come faceva la mamma a sapere sempre tutto su di lui?!)
Arc sorrise ma ancora non accennò a tornare a giocare, anzi, si dondolò un po’ sui due piedi come se mancasse ancora qualche cosa.  Poi tutto d’un fiato:*Mamma che faccio di regalo a Vì per SanValentino? Sarà tra una settimana e…. non ho idee…*

La mamma suggerì un biglietto carino, con un disegno, ma ancora mancava qualche cosa. Va bene il disegno ma… Arc voleva qualche cosa di concreto. 

*Mamma Vì ama i dolci e tutte le volte che ci troviamo all’intervallo guarda sempre la mia merenda. Sai le tue torte? Facciamole una torta!* 
No, mamma disse che la torta non poteva andare bene ma di lasciarle il tempo di pensare… giusto qualche giorno avevano tempo.

Qualche giorno prima di SanValentino, la mamma accese il computer e chiamò Arc a guardare il video. 
Una pagina bianca, una fetta di torta *strana*, fatta di pannolenci, si aprì sullo schermo e dei biscotti a forma di casetta, comparvero. 
La mamma disse ad Arc che era una ricetta di una sua amica che aveva un nome strano: La cucina di mamma (che nomi strani hanno i grandi a volte!), Disse che ci si poteva fare la forma che si voleva, come quando a Natale avevano fatto le decorazioni per la tavola. 
Poi, con fare furbo, tirò fuori lo stampino a forma di omino di pan di zenzero, quella grande, e una più piccina… un cuore (!) e le caramelle gommose rosse…
*Che ne dici di un omino con il cuore di vetro da regalare a Vì?* … altro punto per la Mamma…

Presero dalla dispensa gli ingredienti per Pan di zenzero!! ( ricetta presa da Coockaround di Lillaria) trascrivendoli dal blog di Loredana (quella dal nome strano)

800 gr farina
2 cucchiaini di zenzero in polvere
2 cucchiaini di cannella
1/2 cucchiaino di noce moscata
1/2 cucchiaino di polvere di chiodi di garofano
2 cucchiaini di lievito per dolci
pizzico di sale
200 gr di burro
200 gr di zucchero
300 gr di miele
2 uova

1 caramella gommosa rossa per il cuore.

Lavorarono il burro a crema, con lo zucchero, usando le fruste elettriche.
Quando la crema fu bella gonfia,  unirono le uova, uno alla volta facendole assorbire bene prima di aggiungere il successivo, alla fine unirono il miele.

Al composto aggiunsero la farina, le spezie profumate ed il lievito.
Lavorarono a lungo fino a formare una palla , la avvolsero in una pellicola e la fecero riposare  in frigo per almeno un'ora.

Trascorso il tempo del riposo, la mamma stese la sfoglia alta 4 mm. e Arc ritagliò gli omini nella pasta profumata. In petto agli omini, con la formina a cuore, fece un buco e li posò sulla teglia del forno ricoperta da carta oleata. Al centro del cuore bucato la mamma gli fece sistemare una caramella gommosa rossa (quelle che gli piacevano tanto!) e poi mise la teglia in frigorifero per una mezz’ora circa.

Poi mamma poi mise la teglia con gli omini in forno caldo a 180° per 12'.



Davanti al forno Arc trepidava: che ne sarebbe stato della caramella? Perché la mamma gliela aveva fatta mettere nel buco a forma di cuore? Certo che, a volte, le mamme sono ben strane!
Un miracolo! La caramella rossa cominciò a sciogliersi e maniman che si scioglieva, si allargava a coprire ed a riempire tutto il cuore dell’omino! Ma che magia! Sembrava vetro!
Tolsero i biscotti dal forno, li fecero raffreddare e… scrissero il nome con lo zucchero… li misero in una scatola di latta rossa come l’amore e le guance di Vì. San Valentino era lì in quella scatola, pronto da essere donato alla sua Vì!



Con questa ricetta partecipo al contest The Recipe-tionist con Flavia e Loredana 








e pure al contest Cucinando con il cuore - il contest degli innamorati  di L'aroma del caffè